Giacalone: «Votiamo NO al referendum e liberiamoci dei 5Stelle»
Il vicepresidente della Fondazione Einaudi ospite di Forza Italia
e dei Liberali Piacentini
«Il 20 e 21 settembre il NO vincerà il referendum». Ne è talmente sicuro Davide Giacalone che accetta «scommesse in denaro per qualsiasi cifra». Il vicepresidente della Fondazione Einaudi, editorialista e scrittore, è stato ospite di Forza Italia e dell’Associazione dei Liberali Piacentini alla Casa delle Associazioni di via Musso, dove ha brillantemente trattato – davanti a un attento e numeroso pubblico – delle “Ragioni del NO” in vista dell’appuntamento con le urne per dare assenso o diniego alle modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in merito al taglio del numero dei parlamentari.
L’oratore – presentato dal presidente dei Liberali Piacentini Antonino Coppolino e dal commissario provinciale di Forza Italia Gabriele Girometta – ha ricordato come a suo tempo i SI alla riforma della Carta costituzionale avessero conquistato la percentuale bulgara del 97,5 per cento e al NO fossero toccate le restanti briciole . «Il 20 e 21 – è la previsione del dott. Giacalone – quel 2,5 sarà un infinitesimo dei voti che conquisterà il NO». L’oratore ha ricordato come «davanti alla sconcezza della riforma costituzionale» alla Fondazione Einaudi ci si sia chiesti se non fosse il caso di promuovere la raccolta di firme per il referendum, «che è diventato realtà grazie all’immediato consenso trasversale» che la proposta ha ricevuto. «Il referendum – ha proseguito il giornalista livornese – non si è ancora tenuto ma ha già prodotto effetti politici straordinari: nessun risultato, infatti, sarà favorevole al Pd, che si è autoaffondato. Una cosa è certa, anzi due: comunque andrà ci saranno sconquassi politici e se vince il SI andremo a votare solo a fine legislatura, perché i 5 Stelle ne usciranno rafforzati e legittimati».
A parere di Giacalone il problema non è il numero dei parlamentari: «Intanto è una bugia dire – ha argomentato – che non si sia mai riusciti a diminuirne il numero; in realtà, nessuno ha mai proposto il taglio dei parlamentari. E’ rozzo il pensiero di chi sostiene che il problema è il loro numero, che non fa la qualità. Il cattivo modo di legiferare non è figlio del numero dei parlamentari, ma di una cultura». L’editorialista ha quindi attaccato l’azione politica del Movimento 5 Stelle (senza risparmiare sarcastiche battute nei confronti di Di Maio e Conte). «Premesso che il 95% ha votato la riforma per viltà e per cavalcare il vento contro la casta, vorrei spiegarvi i prossimi tre passi della strategia grillina: taglio dei parlamentari (perché, invece, non degli emolumenti?), divieto di cambiare casacca rispetto al gruppo di elezione (questo è leninismo: chi ha detto che il traditore dei principi espressi in campagna elettorale sia il parlamentare piuttosto che il partito?), introduzione del referendum propositivo, per fare le leggi. Tre passi che rappresentano un attacco al parlamentarismo, che in politica è l’arte del compromesso, del mediare. Non scordiamoci che il compromesso è l’unica cosa che tiene insieme una democrazia. Senza quello, oggi ci troveremmo con Grillo leader del Paese».
Davide Giacalone ha concluso il suo efficace intervento sostenendo che l’unica forma di rottura possibile è votare NO al referendum, mentre scrivendo SI sulla scheda non si farebbe che scivolare nell’antiparlamentarismo: «Se trionfa il SI, l’Italia il M5S non solo se lo tiene ma se lo merita; siccome io non me lo voglio più trovare sulla scena politica, voto NO».